ORGOGLIO, PREGIUDIZIO E MAIONESE IMPAZZITA
Qualunque cuoco sa che, se sbaglia nella preparazione, la maionese impazzisce. La si può anche “aggiustare”, ma il sapore cambia e conviene buttare via tutto e rifarla daccapo.
Analogamente la Riforma del Terzo Settore, partita con grandi aspettative, sta rivelando delle vistose contraddizioni che la fanno sembrare impazzita: non ha semplificato nulla ma, anzi, ha complicato ulteriormente le cose.
Stavolta non siamo solo noi a dirlo, ma anche molti altri professionisti, esperti e categorie.
Per non buttare via tutto si potrebbe tentare di “aggiustare” l’apparato legislativo previsto ? Noi riteniamo di si, e siamo disponibili anche a dare una mano: non conosceremo a memoria leggi, decreti e cavilli vari, ma sicuramente sappiamo ciò che serve quotidianamente a una Banda Musicale, operando per questi gruppi 365 giorni all’anno, non chiusi in torri d’avorio ma presenti sul territorio, nelle singole realtà e “sporcandoci le mani”.
Non concetti teorici astratti, quindi, ma molta, molta concretezza.
Non c’è nessun pregiudizio da parte nostra: basta avere la volontà di ascoltarci…
D’altronde le leggi dovrebbero servire a regolamentare la vita della nostra Società per aiutare, non certo per mettere in difficoltà.
In coloro che si sono spesi sinora, ripetendo come un mantra che la riforma era il toccasana per l’intero universo associazionistico, non deve adesso prevalere l’orgoglio: riconoscere che ci sono dei limiti, delle storture, e rendersi disponibili a intervenire per evitare la “maionese impazzita” è semplicemente logico.
Per favore, evitiamo che abbia il sopravvento l’orgoglio: la persona saggia sa riconosce i propri errori, e anzi impara da essi per rimediare.
Intestardirsi con qualcosa che ha già mostrato i propri limiti, e che addirittura sta già causando dei danni, equivale a farsi andare bene la maionese impazzita.
E’ universalmente noto che questa riforma calza a pennello per le grandi realtà, mentre mal si adatta a quelle piccole e piccolissime quali le Bande Musicali. E, se ci concedete, mettere sullo stesso piano soggetti così diversi per grandezza, possibilità economiche e risorse umane è semplicemente illogico.
Sarebbe allora auspicabile un “Quarto Settore” dedicato espressamente a coloro che non hanno la forza, o la convenienza, di entrare nel RUNTS. Se risulta troppo complicato, allora basta dotarle di un paracadute per permettere loro di sopravvivere, mantenendo in vigore le attuali norme vigenti: ciò non comporterebbe alcun aggravio per lo Stato.
Invitiamo anche le Fondazioni private a rivedere i loro bandi, modificati in questi anni per prendere in considerazione solo coloro che saranno presenti nel registro unico nazionale.
I legami e le relazioni, in una piccola comunità, in un territorio ai margini, sono il valore e la misura di una crescita. Quando vengono meno, la speranza del futuro si spegne e la comunità non cresce più.
Le Bande, i cori, le associazioni musicali amatoriali e culturali sono il luogo delle relazioni e delle tradizioni che continuano e fanno evolvere i borghi, i quartieri, i paesi, le piccole frazioni. Queste associazioni sono il patrimonio e il luogo dello sviluppo della socialità, dell'interscambio di valori e vissuti, e rappresentano il modo più alto e libero dello stare insieme.
Questo patrimonio che non si tocca, ma si vede, deve essere curato ed alimentato; occorrono sostegni veri e non meri e, spesso, inutili adempimenti burocratici.
La memoria e le tradizioni sono il basamento della creatività e del futuro. In difetto continueremo a riempirci la bocca parlando di “beni immateriali culturali” senza conoscerli, condannandoli, di fatto, all’estinzione e inaridendo il territorio nazionale tutto.
Non risolvere le problematiche che sono create dall’entrata in vigore della Riforma del Terzo Settore equivale ad avvallare un delitto culturale di massa.
Per favore, mettiamo tutti da parte l’orgoglio e lavoriamo per gustarci insieme una buona maionese non “impazzita”…